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Comuni Ricicloni: aumentano i Comuni “rifiuti free”

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Presentato il rapporto annuale dei Comuni Ricicloni, l’indagine che presenta i risultati di raccolta differenziata dei comuni italiani. 25 Comuni rifiuti free in più rispetto al 2020, anche se sono ancora pochi in relazione ai nuovi obiettivi previsti dal Pacchetto di Direttive sull’economia circolare.

Le premesse

Semplificazioni, innovazione e partecipazione: un Piano nazionale per l’Economia circolare Il 2020 è stato l’anno del recepimento delle direttive sull’economia circolare, il 2021 deve essere l’anno della messa in campo di un Piano nazionale che preveda strumenti, obiettivi, riforme, a partire dal rafforzamento del sistema dei controlli ambientali, e risorse economiche per dargli gambe, secondo quanto già previsto dal PNRR e non solo.

I dati principali

Dal rapporto emerge un numero sempre maggiore di Comuni c.d. “Rifiuti Free”: con questo termine Legambiente, estensore del documento, considera quelli in cui i cui cittadini (le utenze domestiche del servizio di igiene urbana), producono ogni anno meno di 75 Kg di rifiuto a testa da avviare a smaltimento) che passano da 598 a 623 nel 2021.

Gli abitanti che risiedono in questi comuni sono 3.542.624 (contro i 3.654.466 dello scorso anno, circa 110 mila in meno), l’equivalente di una città italiana mediogrande come Vicenza.

L’aumento del numero di Comuni associato ad una diminuzione complessiva degli abitanti indica che, rispetto al 2019 (anno di produzione dei rifiuti), si è fatto bene e meglio nei piccoli Comuni, mentre in quelli più grandi si è prodotto un quantitativo maggiore di rifiuto indifferenziato.

Sono infatti usciti dalle classifiche, seppur per poco, Comuni come Cernusco sul Naviglio (35.000 abitanti), Castelfidardo (19.000), Albino (18.000) o Nerviano (17.500), per fare degli esempi.

Un aspetto sicuramente positivo di questa edizione è rappresentato dalla presenza, per la prima volta, di tutte le Regioni nelle classifiche. Finalmente anche la Valle d’Aosta si vede rappresentata dai suoi Comuni.

Viene confermata la tendenza positiva del Sud Italia che, a fronte di un Centro in lenta discesa, erode punti percentuali al Nord.

Vediamo infatti dalle tabelle che, dal 2019, i Comuni Rifiuti Free del Sud sono quasi raddoppiati, mentre quelli del Nord sono praticamente tornati ad essere lo stesso numero. Su questo decremento da parte del Nord ha inciso l’assenza dei comuni del Consorzio trentino Fiemme Servizi e dell’Unione Montana Feltrina che non hanno inviato i dati per partecipare al concorso.

Purtroppo non riscontriamo nuovi ingressi nelle graduatorie da parte delle città capoluogo. Si confermano ancora e solamente i 4 capoluoghi del Triveneto che ottengono il marchio Rifiuti Free da alcuni anni: Trento, Pordenone, Treviso e Belluno.

Le regioni che vedono diminuire maggiormente il numero di Comuni Rifiuti Free sono il Trentino-Alto Adige (-18), la Lombardia (-16) e il Veneto (-6). Chi invece può vantare un grande incremento sono la Sardegna (+39) che, insieme all’Abruzzo (+8), contribuisce all’impennata del Sud. Incrementi interessanti ci sono anche in Piemonte (+11) ed Emilia-Romagna (+10). Un discorso a parte lo merita sicuramente la Toscana, che deve la presenza di suoi comuni nelle graduatorie grazie al lavoro introdotto da Alia, per una particolare controtendenza: su 20 comuni Rifiuti Free, uno solo ha una popolazione al di sotto dei 5.000 abitanti, tutti gli altri sono per una metà nella categoria 5.000/15.000 abitanti e, per l’altra, nella categoria oltre i 15.000 abitanti. Ci preme ancora una volta sottolineare come circa il 70% dei Comuni Rifiuti Free faccia parte di un consorzio.

L’uniformità del servizio di raccolta, le economie di scala, la possibilità di introdurre su tanti Comuni un sistema di tariffazione in luogo della Tari, sono solo alcuni degli aspetti positivi derivanti da una gestione collettiva dei rifiuti urbani.

Non a caso le buone notizie segnalate per Sardegna e Abruzzo sono da imputare ad un sistema di gestione consortile ad opera delle comunità montane sarde e dell’aquilana Cogesa.

Impossibile non notare che, laddove si riscontrano risultati di eccellenza, c’è molto spesso la presenza di un gestore unico per più comuni, come il caso della sopracitata Toscana o della Calabria, ad opera di Calabra Maceri, ma anche di Aimag in Emilia-Romagna.

L’auspicio è che questo approccio si diffonda il più velocemente possibile in tutto il Paese, in particolar modo in quelle regioni, come Liguria, Umbria e Puglia ad esempio, dalle quali non abbiamo notizia di esperienze consortili nella gestione dei rifiuti.

Il passaggio da un’economia di tipo lineare ad una di tipo circolare è possibile grazie all’azione introdotta dalle amministrazioni più virtuose e dai Sindaci che pongono maggiore attenzione alla gestione dei rifiuti prodotti dai loro cittadini. Oltre all’impegno dei Comuni, occorre anche un intervento a livello regionale e nazionale, ad esempio applicando l’obbligo di tariffazione puntuale su tutto il territorio nazionale, in nome del principio “chi inquina paga”, sul modello di quanto già previsto dalle leggi regionali dell’Emilia-Romagna e del Lazio.

Oppure penalizzando economicamente lo smaltimento dei rifiuti in discarica, rivedendo il tributo speciale per lo smaltimento in discarica (legge 549/95), facendo pagare in base ai chilogrammi pro-capite annui avviati a smaltimento (come previsto dalla legge regionale sull’economia circolare in Emilia-Romagna), e trasformando l’attuale valore massimo di 25,82 euro per tonnellata in una soglia minima. Il premio di Legambiente, funzionamento, criteri di selezione e sistemi di calcolo Comuni Ricicloni è un concorso volontario cui concorrono le realtà che inviano i dati di produzione dei rifiuti nei tempi e nei modi stabiliti dagli organizzatori. I quantitativi delle diverse tipologie di rifiuti sono stati richiesti attraverso i codici EER previsti dal D.M. 26 maggio 2016 e per il calcolo della percentuale di raccolta differenziata si è adottata la formula prevista dal medesimo decreto.

Sono così entrati a far parte della raccolta differenziata anche i quantitativi di rifiuti inerti conferiti alle piatteforme ecologiche comunali (ma fino ad un massimo di 15 Kg/ab/anno).

Sul versante della frazione organica, la giuria ha deciso di computare anche i quantitativi sottratti dall’attività di compostaggio domestico (fino ad un massimo di 80 Kg/ab/anno). Per i Comuni turistici è stato previsto un correttore che, in assenza dei dati relativi agli abitanti equivalenti, cerca di tenere in considerazione gli aumenti del numero di utenti nei mesi dell’anno (comunicati dai Comuni/consorzi) in cui la popolazione aumenta di almeno il 30%. Per tutti gli altri comuni ha fatto fede il dato degli abitanti raccolto da ISTAT.

Le categorie demografiche di suddivisione dei Comuni sono: Comuni sotto i 5mila abitanti, tra i 5mila e i 15mila, oltre 15mila e capoluoghi di provincia.

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