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Gli ostacoli verso il Green New Deal voluto dal Ministro dell’Ambiente, Generale Sergio Costa

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Proprio nei giorni precedenti il climate Action Summit dell’ONU che si è svolto il 23 settembre 2019, il mondo dell’economia ambientale è stato scosso dalla positiva notizia riguardante la volontà del governo di realizzare un decreto legge, denominato Green New Deal, con il con il quale si propone un nuovo corso alla gestione delle risorse ambientali in Italia.

Le difficoltà in italia per un Green New Deal

Nonostante le intenzioni siano le migliori, immediatamente l’iniziativa dell’esecutivo ha trovato degli ostacoli per una sua positiva conclusione, dovuta allea mancanza delle risorse necessarie all’attuazione delle misure previste.

Tradotto in parole povere, posto all’esame del Consiglio dei Ministri, l’atto non ha trovato le necessarie coperture finanziarie per l’implementazione. Pertanto esso dovrà essere nuovamente esaminato insieme agli altri Ministeri, oltre quello dell’ambiente, individuati come principali attori delle prescrizioni previste. Tra i principali sostenitori, la Presidenza della Repubblica, che ha diffuso un documento, in vista del vertice di cui sopra, di cui sono firmatari ben 32 capi di stato e di governo, tra cui quello italiano, i quali chiedono, senza mezzi termini, di agire subito per destinare risorse finanziarie alla Green Economy.

Il ministro Sergio Costa voleva far approvare subito le norme sul clima, ma altri ministri hanno fatto presente che alcune di queste norme (in particolare il taglio dei sussidi ambientalmente dannosi) vanno studiate più a fondo, in coordinamento con altri dicasteri. Le difficoltà maggiori sono rappresentate da

  • necessità di definire un insieme di prescrizioni più corpose, soprattutto a livello di definizione “procedurale”;
  • esigenza di una progressiva riduzione dei sussidi ambientalmente dannosi, oggi calcolati in 16,7 miliardi dal Catalogo predisposto dal ministero dell’Ambiente. Il tema infatti andrebbe affrontato da subito nella stesura della Legge di Bilancio (ed è qui che si dovrebbe sciogliere la questione e capire come elaborarla), dal momento che il primo taglio – così come è concepito nel dispositivo – deve iniziare già dal 2020; si parla di un 10% graduale fino all’annullamento entro il 2040. Le risorse recuperate dallo Stato andrebbero per il 50% in Fondo ad hoc al ministero dell’Economia per investimenti in tecnologia, innovazione e modelli di sviluppo sostenibile.

focus sulle proposte

Nel dettaglio, gli ostacoli che hanno bloccato la traduzione dello stesso in atto normativo, riguardano la serie di provvedimenti che, in via diretta oppure in diretta, originano la positiva riduzione delle emissioni di gas climalteranti, fra cui si ricorda il taglio del 10% a partire dall’anno 2020 dei sussidi ai carburanti base fossile, nei settori, tra gli altri, agricolo e trasporto, oppure l’ecobonus per chi rottama un’auto dalla classe Euro 4 in giù, oppure lo sconto del 20% su detersivi ed alimentari sfusi con l’obiettivo di ridurre la produzione dei rifiuti conseguente al minore utilizzo di imballaggio per contenere gli stessi.

A prescindere dalla bontà delle misure proposte, gli ostacoli maggiori per l’estensore dell’atto, il ministro dell’ambiente, generale Sergio Costa, sono stati riscontrati sul piano della ricerca dei fondi necessari a sostenerle, con riferimento all’ipotesi di reperire il finanziamento necessario a partire dai proventi dell’emission trading system (ets).