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Applicazione del Circular Economy Package, a che punto siamo?

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Con il recepimento delle 4 Direttive del Circular Economy Package, avvenuto lo scorso settembre 2020, l’Italia, scontando un leggerissimo ritardo, ha modificato ed integrato il proprio ordinamento interno sulla gestione dei rifiuti, sulla gestione dei rifiuti di imballaggio, su discariche, veicoli fuori uso, pile ed accumulatori e sui RAEE. Ma non tutti i Paesi della UE hanno fatto altrettanto.

Che cos’è il Circular Economy Package?

Concepite con la finalità di consentire un elevato sviluppo sostenibile, a partire da beni e servizi ambientali progettati e realizzati per raggiungere livelli di performance maggiori rispetto al passato, le indicazioni della UE contenute nel pacchetto dovevano essere implementate nel nostro ordinamento entro il 4 Luglio del 2020.

Solamente in data 8 Agosto 2020 si è concluso il percorso biennale di recepimento dei quattro dispositivi, giorno nel quale si è giunti alla predisposizione del testo definitivo.

Il Consiglio dei Ministri ha approvato, in esame definitivo, quattro decreti legislativi di recepimento di altrettante direttive europee, con riferimento all’attuazione di:

  1. articolo 1 della Direttiva 2018/849, che modifica la Direttiva 2000/53/CE7 relativa ai veicoli fuori uso;
  2. articoli 2 e 3 della Direttiva 2018/849, che modificano le Direttive 2006/66/CE relativa a pile e accumulatori e ai rifiuti di pile e accumulatori, e 2012/19 sui rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche;
  3. Direttiva 2018/850, che modifica la Direttiva 1999/31, relativa alle discariche di rifiuti;
  4. Direttiva 2018/851, che modifica la Direttiva 2008/98/CE relativa ai rifiuti, e della Direttiva 2018/852, che modifica la Direttiva 1994/62 sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio.

Il percorso italiano verso il Recepimento

Il percorso verso la pubblicazione delle Direttive comprese nel c.d. “circular economy package”, in Gazzetta Ufficiale della Comunità europea (“GUCE”), entrata in vigore il 4 Luglio del 2018, è stato tortuoso e complicato, alla luce dell’elevato livello di tutela ambientale perseguito.

A tal proposito le istituzioni comunitarie affermano, a ragion veduta, che tale complesso di norme sui rifiuti, avranno lo scopo di portare quella comunitaria ad essere una delle legislazioni settoriali tra le più avanzate al mondo, nonostante la convivenza di realtà estremamente differenti  all’interno della UE.

Il contenuto delle Direttive trova le sue premesse, così come prevede la procedura legislativa comunitaria, da una proposta, denominata “L’anello mancante: il piano d’azione della Commissione per l’economia circolare”, con il quale, la Commissione ha inteso intraprendere una riforma della normativa vigente, caratterizzata dai seguenti tratti:

  • maggiore sfruttamento possibile delle risorse;
  • allungamento della vita dei prodotti;
  • recupero dei loro componenti, affinché possano essere utilizzati fino a che non se ne possa più ricavare nulla.

Quelli appena elencati rappresentano gli indirizzi strategici perseguiti dal la Comunità sul tema dell’economia circolare, un modello economico la cui implementazione è fortemente perseguito dalla Commissione, individuato come volano per la creazione di numerosi posti di lavoro in Europa:

  • senza che ciò implichi un maggior consumo di risorse, preziose e sempre più scarse;
  • per ridurre l’impatto ambientale legato al loro impiego, creando nuovo valo re nei materiali di scarto, che devono essere considerati “risorse” e non “rifiuti”.

A che punto siamo in Europa

Su 27 stati membri, solamente 10, tra cui l’Italia, hanno dato luogo al recepimento delle Direttive, nonostante l’emergenza dovuta alla pandemia originata dalla diffusione del COVID-19.

Sebbene il termine sia scaduto il 5 Luglio 2020, 17 Paesi ancora oggi non hanno provveduto a tale scopo.

A tal fine sono stati “avvisati” per la seconda volta dalla Commissione europea.

I Paesi mancanti all’appello sono: Austria, Belgio. Cechia, Estonia, Grecia, Spagna, Finlandia Francia, Croazia. Lituania Lussemburgo. Lettonia, Malta, Polonia, Romania, Slovenia e Slovacchia. Il tempo limite entro il quale dovranno realizzare il recepimento interno sarà pari a 2 mesi, entro i quali dovranno rispondere e adottare le misure necessarie, trascorsi i quali la Commissione potrà deferire i casi alla Corte di Giustizia dell’Unione europea.

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