Le Commissioni riunite Affari costituzionali e Bilancio, presso la Sala del Mappamondo, nell’ambito dell’esame del disegno di legge C. 2845, di conversione del decreto – legge n. 183 del 2020 recante disposizioni urgenti in materia di termini legislativi, di realizzazione di collegamenti digitali, di esecuzione della decisione (UE, EURATOM) 2020/2053 del Consiglio, del 14 dicembre 2020, nonché in materia di recesso del Regno Unito dall’Unione europea, hanno svolto, in videoconferenza, diverse audizioni. Per Confindustria Cisambiente intervenuto, il 22 Gennaio 2021, anche Stefano Sassone.
Le dichiarazioni
“L’assimilazione dei rifiuti speciali ai rifiuti urbani”, ha spiegato poi il direttore dell’area tecnica di Cisambiente Stefano Sassone, “è attiva già dal 1° gennaio 2021 e riguarda la possibilità di assimilare i rifiuti che sono prodotti da aziende e industrie e che vengono definiti speciali, a quelli urbani, e di conseguenza di essere intercettati dai soggetti come le aziende che fanno parte di Cisambiente che svolgono in servizio di igiene urbana sul territorio. Questa nuova disciplina”, ha proseguito Sassone, “prevede l’esclusione dell’ente locale dalle scelte di assimilazione. In poche parole”, ha chiarito, non sarà più il Comune a stabilire “quali sono e in che quantità i rifiuti speciali”. Al contrario, “quelli prodotti dalle imprese che vengono assimilati agli urbani e quindi vengono intercettati sul territorio di raccolta pubblico saranno direttamente assimilati in base alle attività produttive dalle quali scaturiscono e in base a determinati tipi di rifiuti”.
Le conseguenze pratiche “che potrebbero danneggiare tutte le parti in gioco” sarebbero dunque le seguenti secondo Sassone:
1) le quantità: “Stime recenti prevedono un incremento dei rifiuti urbani a livello aggregato che dovranno essere raccolti dalle aziende che svolgono i servizi di igiene urbana in tutta Italia pari a circa 8 milioni di tonnellate, una quantità esagerata se pensiamo che i rifiuti urbani che vengono prodotti ad oggi sono, secondo le stime di Ispra, circa 30 milioni di tonnellate. Si prospetta dunque un incremento del 33% di rifiuti da intercettare“;
2) la tipologia: “Le aziende del nostro settore non sono abituate a ricevere determinati tipi di rifiuti prodotti dalle industrie, che in questa maniera si troverebbero a dover trattare. I Comuni dal canto loro dovrebbero andare a gestire un insieme di utenze iscritte alla tassa rifiuti decisamente più ampio, che dovrebbe includere anche le aziende che prima non erano nell’elenco dei soggetti sottoposti al tributo”;
3) l’organizzazione: “Ci sono problemi di natura organizzativa e strutturale per chi svolge il servizio e problemi di natura logistica da parte degli enti locali che devono effettuare un adeguamento dei soggetti che sono iscritti a ruolo”;
4) i problemi economici: “Ci sono anche conseguenze sul piano economico e finanziario per le nostre aziende: si stima che le nuove ingenti quantità di rifiuti aumenteranno considerevolmente il costo di gestione delle nostre imprese”.
“Sarebbe opportuno”, ha perciò concluso Sassone, che “questa novità essenziale che porta delle conseguenze significative per industrie e enti locali fosse posticipata nel tempo. Serve almeno un altro anno, il tempo utile per poter consentire l’adeguamento sia alle stazioni appaltanti che alle aziende del servizio di igiene urbana per poter sopportare il nuovo ingente carico di lavoro”.
Ulteriori informazioni
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