Varati lo scorso 30 giugno, lo scorso 14 settembre sono stati pubblicati e resi ufficiali i nuovi criteri ambientali minimi dedicati all’affidamento relativo alle forniture ed il noleggio di prodotti tessili e per il servizio di restyling e finissaggio dei prodotti tessili che abrogano i CAM di pari oggetto, vale a dire l’Allegato 3 del DM 11 gennaio 2017.
I nuovi criteri
Si tratta di criteri che hanno un duplice obiettivo:
- favorire la sostenibilità ambientale;
- ridurre l’inquinamento causato dalla diffusione di dispositivi di protezione individuale monouso[1].
Dai dati fornite dal Ministero della Transizione ecologica emerge come, nell’ambito dei plessi scolastici, ad esempio, vengono distribuiti gratuitamente 11 milioni di mascherine monouso al giorno, che generano quotidianamente, considerato il loro peso unitario, fino a 110 tonnellate di rifiuti.
Le mascherine lavabili, da sottoporre a cicli di lavaggio ed usare secondo le indicazioni all’uopo fornite dal fabbricante, sono in grado di mantenere le necessarie proprietà filtranti per un ampio range di lavaggi, partendo da un minimo di 10, e consentono dunque una notevole riduzione del volume dei rifiuti prodotti.
Le caratteristiche principali dei nuovi CAM
Le novità introdotte dal nuovo CAM riguardano, tra le altre cose:
- semplificazioni al sistema di verifica;
- indicazioni per l’esecuzione delle prove di laboratorio e per la stesura dei rapporti di prova, sempre mirate ad agevolare le verifiche di conformità da parte delle stazioni appaltanti e ad armonizzare l’approccio dei test di laboratorio;
- valorizzano tecniche di tintura a minori impatti ambientali;
- promuovono il servizio di restyling e finissaggio dei prodotti tessili in luogo dell’acquisto di nuovi prodotti;
- contengono criteri sociali mirati alla verifica del rispetto dei diritti umani e del diritto al lavoro dignitoso lungo le catene di fornitura, il cui utilizzo consente di ridurre significativamente il rischio che nelle forniture pubbliche possano accedere capi fabbricati sfruttando i lavoratori, con l’impiego di lavoro minorile, senza le necessarie condizioni di sicurezza, sulla base delle moderne di schiavitù.
Il MITE intende promuovere appalti per l’affidamento di questa tipologia servizi.
Ciò richiede una preliminare attività preparatoria da parte delle stazioni appaltanti, e può supportare le imprese artigiane operanti nel territorio che svolgono attività “verdi” per loro specifica natura[2]: si tratta di una iniziativa in piena sintonia con l’obiettivo di promuovere l’economia circolare e di massimizzare la durata dei prodotti,
Questi CAM non rappresentano ancora un punto di arrivo degli appalti pubblici verdi settoriali. I CAM per loro natura sono in continua evoluzione, al fine di rispondere puntualmente ai cambiamenti del mercato, ai progressi scientifici e tecnologici, nonché delle modifiche del contesto normativo. Quindi, saranno apportate lievi ma significative modifiche ai CAM tessili che, senza alcun aggravio adattativo o amministrativo per i Responsabili Unici dei Procedimenti, favoriranno il mercato dei prodotti costituiti da fibre riciclate e da sottoprodotto, in sintonia con i principi dell’economia circolare e gli indirizzi del Green Deal Europeo, per far sì che rispecchino pienamente i risultati dello stato dell’arte tecnico-scientifico utili a favorire l’accesso di prodotti realizzati con fibre, specie naturali riciclate.
[1] In ottemperanza a quanto previsto dal Decreto-Legge 19 maggio 2020, n. 34 recante “Misure urgenti in materia di salute, sostegno al lavoro e all’economia, nonché di politiche sociali connesse all’emergenza epidemiologica da COVID-19”
[2] Così come è avvenuto anche in altri settori di alcuni Paesi Nord Europei che stanno approcciando in questo modo gli appalti pubblici verdi (rectior “circolari”).
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