Si è appena conclusa la COP 26, e molti Paesi del mondo hanno partecipato all’evento, tra cui anche il nostro Paese. Una delegazione dei giovani del mondo ha predisposto un documento, formalmente condiviso a Milano, e presentato ai governi governi che hanno parteciperanno alla Cop26.
Cosa è avvenuto a Milano?
Verso fine ottobre, a Milano si sono riuniti oltre quattrocento giovani provenienti da vari paesi, per fare il punto della situazione su come sta cambiando il clima a livello mondiale, e una valutazione sull’iniziativa dei vari governi mondiali sul punto. Diversi sono stati i gruppi di lavoro, dai quali sono emerse le diverse considerazioni alla base del manifesto presentato dai “Giovani per il clima”, in occasione della COP 26 di Glasgow.Ambizione climatica
Con esso, le generazioni future richiedono di coinvolgere d’ora in poi i giovani “in tutti i processi decisionali” relativi al cambiamento climatico; mettere in condizione i giovani di portare il proprio contributo (“capacity building”) e di finanziare adeguatamente la partecipazione dei giovani alle politiche climatiche.Ripresa sostenibile
Invece dal gruppo di lavoro dedicato alla “Ripresa sostenibile”, sono emerse cinque questioni intorno alle quali i giovani chiedono che si realizzi una ripresa sostenibile post-pandemia:- approccio olistico, diversificato e inclusivo alla transizione energetica e ai green jobs, che non dimentichi le comunità vulnerabili;
- rafforzamento delle misure di adattamento, resilienza e ricostruzione nei casi di danni provocati dagli effetti più duri dei cambiamenti climatici;
- priorità alle soluzioni basate sulla natura e alle soluzioni che garantiscano eguaglianza sociale e tutela delle popolazioni indigene;
- un sistema di finanza per il clima che sia trasparente e che regoli chiaramente le emissioni di carbonio;
- riconoscere che anche il settore del turismo deve contribuire al raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni e che è necessario coinvolgere tutti gli stakeholder, compresi i giovani, le donne, le comunità indigene e i gruppi marginali.
Coinvolgimento degli attori non statali
Tre linee strategiche di intervento sono state poi individuate dal gruppo di lavoro dedicato al coinvolgimento degli attori non statali:- sostenere la partecipazione dei giovani imprenditori, artisti, agricoltori e sportivi, in particolare delle economie emergenti e dei gruppi marginali, in modo da garantire loro adeguate strutture e finanziamenti;
- richiedere a tutti gli stakeholder, a cominciare dal settore privato, di allinearsi agli obiettivi di azzerare le emissioni nocive e di rafforzare la trasparenza e la rendicontazione degli attori non statali in relazione alle politiche climatiche;
- stabilire che la fase di uscita dall’industria basata sul consumo di fonti fossili abbia termine entro il 2030, assicurando che i lavoratori siano sostenuti in questo processo di transizione, e che tutti gli attori non statali, comprese le Nazioni Unite, non accettino più finanziamenti da industrie che utilizzano fonti fossili.
Una società più consapevole delle sfide climatiche
Con “Una società più consapevole delle sfide climatiche”, vengono infine delineate quattro sfide che i governi e le istituzioni internazionali non potranno ignorare nei prossimi anni:- i decisori pubblici devono “lavorare con” i giovani e le comunità sulle questioni climatiche amplificando la loro voce anche attraverso piattaforme multi-stakeholder e meccanismi per condividere le informazioni e le soluzioni sul clima;
- i governi devono assicurare a tutti l’alfabetizzazione e la formazione ai cambiamenti climatici utilizzando un approccio olistico e promuovendo il cambiamento degli stili di vita;
- realizzare campagne di sensibilizzazione sull’adattamento e la mitigazione ai cambiamenti climatici con lo scopo di mettere in condizione ogni persona in tutto il mondo di essere informata e coinvolta;
- formare i giornalisti e gli operatori del mondo della comunicazione a divulgare l’urgenza e le conseguenze della crisi climatica in modo da fare comprendere a tutti i risultati della ricerca scientifica e facilitare la comprensione delle politiche climatiche.
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