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Raccolta differenziata: si aggiungono i tessili

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Importante novità per la raccolta differenziata degli urbani. Mettendo in pratica un’indicazione fornita con il recepimento del Circular Economy Package, entra in vigore da Gennaio 2022 un ulteriore obbligo di raccolta differenziata a carico degli Enti locali, quello riguardante la collezione separata dei rifiuti di matrice tessile.

La genesi del provvedimento: il principio della prevenzione

Come noto la prevenzione dei rifiuti costituisce il principio guida  della gestione dei rifiuti. Con questo termine, introdotto nella tassonomia della gestione dei rifiuti nel lontano 2010 (con il D.Lgs. n. 205/2010, che, a sua volta, recepiva il contenuto della Direttiva n. 98 del 2008), il nostro Legislatore interno, definiva il principio alla base della stessa come “le misure adottate prima che una sostanza,  un materiale o un prodotto diventi rifiuto che riducono» quanto segue: la quantità dei rifiuti: anche attraverso il riutilizzo dei prodotti o l’estensione del loro ciclo di vita gli impatti negativi dei rifiuti prodotti: sull’ambiente e la salute umana il contenuto di sostanze pericolose: in materiali e prodotti (art. 183, TUA, lettera i)) L’intento è quello di, non solo eliminare l’impatto ambientale di un rifiuto, ma anche di eliminare alla fonte del problema: prevenire la stessa produzione del rifiuto. Tuttavia, con la «prevenzione» non viene meno l’esigenza di una RD di “qualità”: l’importanza assegnata dal Legislatore alla «prevenzione» non riduce l’importanza di un efficace attività di raccolta differenziata dei rifiuti. Infatti: se da un lato viene ribaltata la prospettiva con la nuova gerarchia illustrata nell’art. 179,  spostando l’accento sul recupero….. ……. allo stesso tempo, con l’art. 181, viene sottolineata l’importanza di una raccolta differenziata efficace, qualora si voglia realizzare un riciclaggio di elevata qualità. Nel tentativo di realizzare una società del riciclaggio, un efficace RD si pone quindi come necessaria “antecedente” del riciclaggio di qualità.

L’introduzione della raccolta differenziata dei rifiuti tessili

A tal proposito, si segnala un importante novità con il recepimento: se prima erano obbligatorie le raccolte differenziate dei carta, metalli, plastica, vetro, e ove possibile per il legno, con l’aggiunta di un comma (il 6-quater, all’art. 205, e la menomazione dell’art. 181), viene inclusa anche la RD dei tessili entro il 1° gennaio 2022. Viene altresì prevista quella per i rifiuti organici, per imballaggi, rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche, rifiuti di pile e accumulatori, rifiuti ingombranti ivi compresi materassi e mobili. L’art. 179, invece introduce una gerarchia delle azioni inerenti le singole fasi della gestione dei rifiuti (c.1), ovvero i principi di gestione, in sequenza cronologica, con i quali deve essere gestito il rifiuto, al fine di realizzare la cosiddetta “società del riciclo“, prescritta dal Legislatore comunitario. Si segnala come l’obbligo in tal senso andrà a decorrere, a livello comunitario, a partire dal 2025, con il fine ultimo di diminuire l’impatto ambientale dovuto a non corrette forme di gestione del rifiuto tessile, e, nel contempo, incrementare il recupero come materia dello stesso. Le stime ISPRA

I dati sulla produzione dei rifiuti tessili in Italia

Naturalmente, affianco a ragioni di carattere puramente ambientale, si affiancano anche ragioni di natura economica. Infatti, secondo le stime pubbliche, fornite da ISPRA, ben il 5,7% di quanto prodotto in ambito urbano come rifiuto indifferenziato viene composto da rifiuti tessili. In termini assoluti, ogni anno in Italia si producono circa 663mila tonnellate/anno, che, purtroppo, trovano come unica destinazione lo smaltimento oppure l’incenerimento, e che potrebbero essere, in grande parte, riutilizzate o riciclate. Sempre secondo Ispra, la media nazionale pro capite di raccolta di rifiuti tessili è di 2,6 chili per abitante; al nord si raggiunge la quota di 2,88, al centro di 2,95 kg, quantità che si abbassa a due chilogrammi al sud. Veneto, Emilia-Romagna, Toscana e Marche hanno già superato la soglia dei 3 chilogrammi per abitante, mentre Valle d’Aosta e Basilicata sono vicine alla soglia dei 4 Kg, quota superata dal virtuoso Trentino Alto-Adige. Al contrario, Umbria e Sicilia raccolgono in modo differenziato meno di 1 Kg di tessile per abitante.

I limiti per una efficace raccolta differenziata dei rifiuti tessili

Se è vero che l’obbligo diventa ufficiale a partire dal primo gennaio 2022, ci sono buone ragioni per sostenere che l’efficienza del sistema dovrà essere raggiunta gradualmente nel tempo. Innanzitutto, Enti locali e gestori del servizio di igiene urbana dovranno adoperarsi per attivare questo ulteriore servizio di raccolta separata, tenendo conto che, come avviene per altre frazioni, il servizio è stato già avviato, ed in altre invece non lo è stato. In assenza di impianti dedicati al recupero, inoltre, i gestori si troveranno a dover valorizzare frazioni non facilmente valorizzabili, con un possibile aumento dei costi di cernita e smaltimento che preoccupa non poco gli operatori del settore. In sostanza, con l’introduzione dell’obbligo di raccolta differenziata del tessile, si teme l’immissione sul mercato di maggiori quantitativi di rifiuti tessili che possono determinare degli squilibri sullo stesso e un contestuale abbassamento della qualità degli stessi[1]. Inoltre, si deve considerare la diffusione, a macchia di leopardo, degli impianti dedicati, in quanto è assente una vera e propria rete infrastrutturale di impianti in grado di recuperare materia dagli scarti tessili. Secondo il rapporto Global Fashion Agenda, “Scaling circularity”, investire nelle tecnologie per il riciclo del tessile garantirebbe di gestire l’80% dei materiali tessili, pre e post consumo e il 75% di quanto riciclato rimarrebbe nel sistema tessile mentre un 5% interesserebbe altri settori industriali.

L’impegno previsto con il PNRR

Fortunatamente per gli operatori coinvolti, una parte degli investimenti previsti con il PNRR verrà dedicata proprio all’economia circolare dei rifiuti tessili: viene infatti previsto, per riconvertire il sistema e avviare una vera economia circolare nel tessile-moda circa 150 milioni per la costituzione dei c.d. “textile hubs”, poli innovativi, a cui si aggiunge una parte del miliardo e mezzo destinato alle amministrazioni pubbliche per il miglioramento dei sistemi di raccolta differenziata e riciclo.
[1] Si ricorda che la strategia europea prevede, tra le sue principali novità, l’introduzione dell’estensione della responsabilità del produttore (Epr) nel comparto industriale tessile-moda, considerato fra i migliori strumenti utile a raggiungere gli obiettivi previsti a livello comunitario per rendere concreto il principio del “chi inquina paga”.

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